Presentazione

ECLETTISMO E MINIATURE SONORE

DAL MINIMAL AL TANGO

LUCIANO TARANTINO, violoncello  – PIERO ROTOLO, pianoforte

Musiche di Part, Richter, Einaudi, Ginastera, Piazzolla

Musica asciutta e spiritualissima, quella del compositore estone Arvo Pärt, nel segno del quale si apre il concerto di Luciano Tarantino (violoncello) e Piero Rotolo (pianoforte) finalizzato a tracciare un percorso tra minimalismo, tardo-romanticismo, repertorio da film e tango argentino, con quel gusto per l’eclettismo che da sempre accompagna i programmi dell’affiatata coppia di musicisti. E qui l’impaginato è caratterizzato soprattutto da miniature sonore, a partire da «Vater Unser», composizione basata sulla Preghiera del Signore che l’ortodosso Arvo Pärt presentò nel 2011 per celebrare il sessantesimo anniversario dell’ordinazione di Papa Benedetto XVI. Un pezzo nato per voce bianca (o controtenore) con accompagnamento per pianoforte cui seguirà «Fratres», brano contraddistinto dallo stile «tintinnabuli» che rappresenta il marchio di fabbrica del musicista, creatore di melodie mistiche dal sapore scaro, intenso e minimalista. E di post-minimalismo alla maniera di Philip Glass, ma anche di «modern classical», si deve parlare nel caso di Max Richter, compositore e pianista tedesco considerato una sorta di «architetto della musica da film» del quale si ascolterà «On the Nature of Daylight», un pezzo dall’armonia cristallina. Subito dopo ci si tufferà nelle sonorità terse di Ludovico Einaudi e del suo brano dal sapore onirico «Una mattina», utilizzato come colonna sonora della commedia cinematografica «Quasi amici». La fase centrale del concerto sarà aperta dal Lied «Morgen» di Richard Strauss prima dell’omaggio al «genius loci» Niccolò van Westerhout, il compositore molese di origini fiamminghe del quale Tarantino e Rotolo proporranno la sua «Romanza». Previsto anche un omaggio al musicista di Leopoli, Muroslav Skoryk (scomparso nel 2020), che verrà ricordato con l’esecuzione della sua «Melodia ucraina». Seguirà un tributo a Marguerite Monnot con «Hymne à l’amour», canzone resa celebre da Edit Piaf. Quindi, un medley dedicato alle musiche per il cinema del grande Ennio Morricone, ponte verso un finale nel segno della musica popolare sudamericana con le «Danzas argentinas» di Alberto Ginastera, il «Tango por Ilaria» dello statunitense Carter Brey (primo violoncello della New York Philharmonic) e la chiusura in grande stile con Astor Piazzolla e il suo «Le grand tango».

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