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SetteOttoNoveCento
FRANCESCO MARIOZZI violoncello
ANDREA BACCHETTI pianoforte
Musiche di Bach, Mendelssohn, Faurè, Rachmaninov, Piazzolla
Il Preludio dalla Prima Suite per violoncello solo di Bach è la porta di accesso a un universo di bellezza superiore. E non a caso è stato scelto per introdurre il primo concerto primaverile dell’Agìmus, del quale sono protagonisti un virtuoso dell’archetto in grande ascesa, Francesco Mariozzi, perfezionatosi con Mischa Maisky e altri grandi interpreti dello strumento dalla voce umana, e il pianista (ex enfant prodige e oggi interprete maturo) Andrea Bacchetti, musicista geniale che non ha certo bisogno di presentazioni. Il recital che propongono ha un titolo che va letto tutto d’un fiato, «SetteOttoNoveCento», e spazia, per l’appunto, da Bach, del quale si ascolteranno anche l’Arioso e la Seconda Sonata per viola da gamba e clavicembalo BWV 1028, ad Astor Piazzolla, il padre del tango nuevo del quale, dopo aver celebrato il centenario della nascita lo scorso anno, nel 2022 si ricordano i trent’anni dalla scomparsa. Nel mezzo sono previsti diversi omaggi. Il primo è dedicato a Felix Mendelssohn con l’esecuzione del Lied ohne Worte op. 109, pagina del 1845 pubblicata postuma ventitré anni dopo. Si tratta di una romanza tripartita nella quale il violoncello si spiega in un canto sentimentale lirico e malinconico al tempo stesso. Del 1880 è, invece, l’Elegia in do minore op. 24, forse una delle opere non maggiormente rappresentative di Gabriel Fauré ma esplicativa dello stile francese dell’autore e sicuramente tra le sue più famose, grazie anche alla semplicità dalla quale il lavoro è caratterizzato sin dal lamento espressivo di apertura. A una decina d’anni prima risale, invece, l’altra pagina del programma scelta nel repertorio di Fauré, Après un rève op. 7 n. 1, la romanza più celebre del compositore francese, qui proposta, naturalmente, nella sua versione per violoncello al posto del canto. Mentre il canto venne abolito direttamente da Rachmaninov per l’ultimo brano delle Quattordici romanze per voce e pianoforte op. 34. È questo il brano (peraltro curiosamente intitolato Vocalise) scelto da Bacchetti per il suo intermezzo pianistico in solitaria: una pagina ricca di rimandi a Bach che farà da ponte con l’ultima parte del concerto, un tributo ad Astor Piazzolla nel segno di Oblivion e Libertango, sicuramente i due brani più noti del compositore argentino di origini pugliesi, prima della chiusura sulle note della Milonga sin Palabras, la «milonga senza parole» che Piazzolla compose per la moglie.