Presentazione

CONCERTO PER VIOLINO E ORCHESTRA
di Niccolò van Westerhout

ORCHESTRA ICO SUONI DEL SUD

FEDERICO PACI direttore COSTANTINO RUCCI violino

Che Niccolò van Westerhout fosse un abile compositore di musica strumentale, ancor prima di melodrammi, lo dimostrano le sue composizioni, tra le quali il Preludio sul tema «Quando corpus morietur» dallo Stabat Mater di Pergolesi che, insieme al sussurrato Ronde d’amour e al celebre Ma belle qui danse (nelle versioni orchestrali), fu diretto da Nino Rota in un concerto in onore di van Westerhout il 6 dicembre 1972 a Mola di Bari. Non mancano, tuttavia, partiture più autorevoli, di respiro sinfonico, che suscitano ammirazione e interesse tra gli studiosi, come le due sinfonie e il concerto per violino. Di sicura presa emotiva e di ottima fattura formale, il Concerto per violino in do minore del 1884, nelle soluzioni solistiche e nel rapporto tra solista e orchestra, ha tutti i requisiti per entrare a pieno titolo nella letteratura dedicata a questo strumento. In un’epoca dominata dal teatro, Niccolò van Westerhout dimostra un autentico interesse per la musica strumentale nella Napoli di fine ottocento che, oltre a Giuseppe Martucci, trova nel compositore pugliese un protagonista colto e illuminato. La scelta della tonalità di do minore non è a caso. Quel “van” di Westerhout crea un ponte ideale con il “van” del più celebre Beethoven, coniugando le austere movenze del compositore di Bonn con alcuni aspetti del romanticismo, quello pudico e creativo di Mendelssohn, quello inquieto e introspettivo di Schumann, quello intimo e rigoroso di Brahms. Una vocazione, la sua, che nell’ambito della produzione violinistica italiana avrebbe avuto ampi sviluppi in Busoni, Respighi e Pizzetti. Van Westerhout adotta lo schema della forma-sonata nell’Allegro appassionato, ne rispetta il bitematismo all’interno di una tripartizione tutt’altro che schematica, dando rilevanza drammatica al primo tema in do minore dal cui incipit deriva il secondo alla tonalità relativa maggiore, al quale si contrappone senza forti contrasti. L’Andante espressivo ci immerge in un’atmosfera sognante in cui il solista vagheggia il suo ideale, trasportandoci con arcate lunghe in un mondo che trova nella nostalgia del passato la curiosità di un mondo di là da venire. L’Allegro con fuoco chiude all’insegna di un sano virtuosismo “di bottega” nella sua accezione più nobile, appagante e contagioso nelle abbordanti acrobazie di uno scintillante rondò dal quale traspare la grande abilità di van Westerhout nel trattare uno strumento a lui particolarmente caro. Nella produzione italiana dell’epoca, il Concerto per violino di Niccolò van Westerhout è un unicum a cui guardare con rispetto e attenzione. La ripresa di Mola di Bari è un evento importante e lascia sperare in un futuro denso di iniziative che contribuiranno alla conoscenza del prolifico e sfortunato autore.

(Matteo Summa)

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